mercoledì 17 ottobre 2012

Il bicchiere più famoso

È un oggetto del desiderio dei grandi poteri sin dall'undicesimo secolo, quando la prima crociata partì per la liberazione della Terra Santa, è il sacro graal, tanto amato dagli appassionati di Voyager.
La liberazione di Gerusalemme comportò la creazione dell'ordine dei Templari, ossia del cavalieri del tempio della città santa alle tre grandi religioni, nato per difendere le terre conquistate. Non ci soffermeremo a raccontare la storia dell'ordine, ma ci limiteremo a dire che in breve tempo acquisì ricchezza monetaria e potenza militare, tanto da attirare l'interesse del monarca francese Filippo IV il bello, il quale, dopo la loro ritirata dalla Terra Santa, dovettero spostare il loro centro d'azione in Europa. Filippo accusò dunque i templari delle cose più infamanti per la società dell'epoca, sodomia, idolatria, eresia, tutte violazioni della morale cattolica, insomma, al fine di trovare una ragione "dall'alto" per l'abolizione dell'ordine.
Sebbene il papa Clemente V non fosse troppo convinto delle accuse, ordinò la soppressione dell'ordine e l'arresto dei templari a seguito delle confessioni, ottenute sotto tortura dai questori francesi.
I pochi superstiti dell'ordine si rifugiarono laddove la parola del papa non sortiva effetto, ossia nella Scozia, regno scomunicato poiché, durante le guerre di indipendenza contro l'Inghilterra, il suo re Roberto I si rese colpevole di un omicidio in chiesa.
Ebbene, finalmente ci siamo, nella cappella di Rosslyn, in Scozia, la leggenda narra che sia sepolto il sacro Graal, entrato in possesso dei templari dopo la conquista della Terra santa, ma questa leggenda non è altro che un lungo pretesto per introdurre al bicchiere più famoso di sempre.
La prima apparizione come oggetto di culto è nell'incompiuto Perceval di Chrétien de Troyes, "Cristiano di Troyes", non un caso il suo nome. Perceval è "il figlio della vedova", vedova che, oltre il marito, ha perduto tutti i figli fuorché il protagonista della vicende fra "l'arme e i cavalier", tanto da impedire al figlio di cimentarsi nelle arti cavallerizze. Ma il destino di Perceval non può che compiersi a cavallo, e a cavallo abbandona la madre per andare alla volta del castello di Re Artù (e qui ne approfittiamo per segnalare una curiosità: una delle prime raffigurazione del re leggendario si trova nella cattedrale di Otranto datato 1165). Il re di Camelot, comprese le sue virtù, lo nominò cavaliere e signore di Gornemant, ma l'apprensione del giovane per la madre, lasciata svenuta oltre un metaforico ponte alla sua partenza, lo convinse a ritornare sulla via di casa. Raggiunta la terra natia, non trova la madre, morta di crepacuore, dando dunque il via a nuove avventure degne d'un vero cavaliere errante, ed errando Perceval giunge al castello del Re Pescatore, dove il nostro sacro graal fa la sua bella presenza. Il Re Pescatore, il cui nome fa intuire riferimenti evangelici, ha una ferita, magicamente legata alle sorti del suo regno: finché non si rimarginerà, povertà e carestia non lasceranno le sue terre. Alla sua corte Perceval assiste ad una processione, in mezzo alla quale non può fare a meno di notare una lancia sanguinante, e badate bene, sanguinante e non insanguinata, un calice ed un piatto emettente luce. Tutti e tre sono ovviamente simboli della passione di Cristo, ma Perceval non lo sa e per educazione non da spazio alla sua curiosità, non ponendo dunque domande al Re ferito. La sorte vuole che solo il porre la domanda trattenuta avrebbe liberato il re ed il regno dai loro malanni. Il sapore di leggenda accresce il giorno dopo la processione, quando Perceval risvegliandosi trova il castello completamente abbandonato e decadente, decidendo dunque di riprendere le sue peregrinazioni. Ma cosa lega Perceval al sacro graal? Chrétien ce lo accenna, ma non lo rivela; il romanzo è rimasto incompiuto e termina nel momento in cui Perceval, errando, incontra il fratello del Re Pescatore il quale, confessandolo gli rivela la sua, di Perceval, appartenenza alla famiglia del Graal. Il romanzo finisce qui, l'unica cosa certa è che il Re Pescatore era suo zio, come in un'antica telenovela che non avrà mai la sua fine certa.

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