Il bicchiere, in quanto
strumento essenziale dell'alimentazione, ha origini molto antiche.
Come i pellegrini di Santiago De Compostela sfruttano la capasanta
per abbeverarsi durante il cammino, è presumibile che l'uomo abbia
sfruttato ciò che poteva trovare in natura, come appunto le
conchiglie, per portare l'acqua alla bocca. Il recipiente artificiale
arriva con la capacità di fare della terra materia solida, ossia con
le terrecotte, produzioni tanto importanti in alcune civiltà
preistoriche da dare il nome alla civiltà stessa, come accade per la
cultura del vaso campaniforme diffusa un po' in tutta Italia, dalla
Sicilia alla pianura padana.
L'esigenza di bere dal
bicchiere potrebbe aver avuto una svolta, questo sono mie
supposizioni, nulla di accertato, con l'invenzione della bevanda: la
creazione di un qualcosa da bere implica appositi strumenti per
creare la miscela e strumenti per conservarli. Fra i tanti strumenti
per preparazione e trasporto ricordiamo la celebre anfora, o il
cratere, un vaso per mescolare vino (anticamente molto più alcolico)
ed acqua, ma per usufruire dei prelibati liquidi v'era necessità
d'uno strumento, il bicchiere.
Il simposio, il banchetto
raffigurati su numerosi vasi a figure nere e rosse sviluppatosi a
partire dalla Grecia Arcaica, ci fornisce un'idea di come si bevesse
all'epoca.
Il bicchiere era dunque
una coppa, ceramica o metallica, spesso decorata con scene appunto di
banchetti.
Con i romani la tecnica
del vetro, già conosciuto da circa mille anni, si affina, portando
alla lavorazione per soffiaggio, intorno al primo secolo a.C. Tutta
questa premessa è essenziale per capire l'etimologia del bicchiere,
non tanto in italiano quanto in tutte le altre lingue. Il vetro,
grazie al soffiaggio, divenne alla portata di tutti e il bicchiere
divenne il tipico prodotto vitreo, tant'è che in francese (verre),
inglese (glass), spagnolo (vidrio), portoghese (vidro) vetro è
sinonimo di bicchiere
Il bicchiere, è
facilmente intuibile, è stato a lungo un oggetto dalla grande
importanza simbolica, sia per la celebrazione di riti religiosi sia
per i riti profani. Veder sollevare un calice di vino al cielo
durante la messa è probabilmente uno dei riti più antichi legati al
bicchiere, che trova simili nelle tradizioni celtiche, ebraiche,
romane... Ancor oggi troviamo questa usanza declinata in funzioni non
religiose, sia nel brindisi che nella premiazione sportiva, dove il
vincitore leva al cielo la coppa.
Altre tradizioni si legano
al bicchiere, come la rottura del bicchiere al termine della funzione
matrimoniale ebraica, o nella cultura popolare sarda, dove per curare
un malato si raccomandava di fare strani intrugli di acqua santa,
sale e vino nel bicchiere per poi lanciarsi il contenuto alle spalle.
Il simbolismo del
bicchiere si ritrova anche nelle arti, tant'è che spesso diviene elemento narrativo di diversi dipinti. Emblematico
è in questo caso l'opera di Vermeer , dove il
bicchiere appare numerose volte nel totale molto basso di opere da
lui realizzate. Ne “Ragazza con bicchiere di vino” il bicchiere è
sollevato verso il giovane avventore, con il chiaro significato
ammiccante, ne “Il bicchiere di vino” invece il rampollo non
riesce a catturare l'attenzione della giovane, che, come la ragazza
con il bicchiere d'acqua di “La colazione dei canottieri” di
Renoir resa famosa da “Il favoloso mondo di Amélie” di
Jean-Pierre Jeunet, si isola dal mondo portando il bicchiere alla
bocca.
Molte altre persone nel
diciannovesimo secolo si sono isolate portando bicchieri alla bocca:
è questo il caso dei poeti maledetti, nei quali si può riconoscere
un'intera generazione dedita all'alcolismo. Ciò che scorreva nei
bicchieri a fine dell'ottocento era uno spirito verde, che grazie
anche alla decimazione dei vigneti da parte della filossera, stava
diventando sempre più diffuso: era l'assenzio. L'assenzio divenne
presto un male sociale, il disagio creato è ben visibile in
“Assenzio” di Degas, tanto da essere bandito più o meno ovunque,
la proibizione in Svizzera, paese dove nacque, divenne persino parte
della costituzione.
Il bicchiere
nell'ottocento è comunque in parte ancora legato alle celebrazioni
legate al simposio, come si evince dal valzer “Libiam ne' lieti
calici” che Verdi scrisse per la sua “Traviata” del 1853.
Se il bicchiere ha tante
storie alle spalle, rimane comunque sempre uno strumento. L'uomo lo
ha tuttavia declinato in numerose forme, legate al suo contenuto. Se
il bicchiere d'acqua non richiede forme particolari, per altri
bicchieri sono indispensabili. Si pensi al boccale, di origine
tedesca. Il boccale è un bicchiere dalla grande capacità
volumetrica, che si traduce direttamente in peso, non c'è da
stupirsi dunque se è dotato di un pratico manico per agevolare la
presa che, altrimenti, sarebbe difficile sia per il peso che per il
diametro del boccale. Il peso e la pressione implicano anche
l'utilizzo di materiali più resistenti, tant'è che solo in epoca
moderna il boccale diviene vitreo, precedentemente erano preferite
ceramiche o metalli. Il vetro è sempre stato usato invece per
sorseggiare il vino. Sorseggiare non è un termine casuale, poiché
le forme delle coppe antiche non rendevano certo facile scolare in
fretta il bicchiere senza rovesciarselo addosso, per meglio
comprendere la difficoltà di bere da certi recipienti pensate al
“Bacco” di Caravaggio, o ai bicchieri de “Le nozze di Cana”
del veronese: più che per bere paiono fatti per decantare. Il calice
è invece studiato con accuratezza per due scopi: il primo è dare al
vino la corretta area di contatto con l'aria, che corrisponde a circa
la metà del bicchiere, laddove il diametro è massimo (in breve
bisogna riempire il bicchiere solo fino a quel punto. Una volta
riempito, il bicchiere va svuotato, a questo scopo la circonferenza
ultima del bicchiere è studiata per indirizzare il vino direttamente
sulla lingua per esaltarne il gusto. Esiste anche un bicchiere fatto
per esaltare il bevitore e il vetraio, lo yard. Lo yard è un
bicchiere giustamente lungo una iarda (91cm) in grado di contenere
poco più di un litro di birra. L'abilità del vetraio è data dalla
capacità di realizzare un bicchiere dalla forma così estrema, in
pratica un cono di vetro di un metro, quella del bevitore è data (se
ci riesce!) dallo scolare l'intero yard senza pause, anche perché,
considerata la critica stabilità di uno strumento così lungo e
pieno di liquido, smettere di bere comporta inevitabilmente o quasi
il rovesciarsi la birra addosso.
Le abilità dei vetrai non
si traducevano solo in yard, ma in sofisticati bicchieri e bottiglie
in grado di stupire chiunque le vedesse per trasparenza, finezza e
forme. I massimi esperti in ciò erano i vetrai di Murano, dove a
fine del tredicesimo secolo furono trasferite le vetrerie, dopo che
un incendio distrusse parte di Venezia. La tradizione vetraria
veneziana trae le sue origini da quella romana, dove la città di
Aquileia era all'avanguardia nel campo. Con le invasioni barbariche i
vetrai abbandonarono le pianure venete per rifugiarsi nella laguna,
facendo nascere la più serena delle repubbliche. I vetri di Murano
furono quanto di meglio si potesse trovare sul mercato sino al 1400,
quando in Boemia scoprirono che unendo alla miscela vitrea il piombo
si sarebbe ottenuto un prodotto più trasparente e resistente: il
cristallo di Boemia. Il vetro di Boemia è ancor oggi vanto della
repubblica Ceca, tanto da apparire in una serie di francobolli emessi
in questo paese negli anni '80, e, grazie alla sua resistenza ad alte
temperature, trovò largo utilizzo nelle apparecchiature da
laboratorio.
Sebbene il bicchiere sia
sempre stato legato in maniera indissolubile al vetro, negli ultimi
anni le nuove materie della rivoluzione industriale hanno provato a
intaccare il primato, perlomeno in alcuni suoi utilizzi. Vi è mai
capitato di ricevere un bicchiere di vetro al Mc Donald's?
Improbabile, la società del consumo ha dato vita al bicchiere usa e
getta, un concetto impensabile sino a un secolo fa. Il bicchiere usa
e getta è il frutto di una vita più frenetica, ma in parte anche di
una maggior pigrizia assecondata dal consumismo, perché usare
bicchieri di plastica ad una festa di compleanno se non per poi
poterli buttare tutti nell'immondizia a festa terminata? In questo
modo un oggetto ha una vita più breve del suo processo produttivo o
di smaltimento, i paradossi dell'era contemporanea.
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